Dahlak LE GAZZELLE

 
Chi costeggia la più grande isola dell’arcipelago, Dahlak Kebir, durante i mesi più caldi dell’anno, farebbe bene a scrutare con attenzione le spiagge perché potrebbe assistere all’insolito spettacolo di un branco di gazzelle intente ad un “turistico” bagno rinfrescante. Sull’isola infatti vivono, a seconda delle stime, da 2000 a 9000 gazzelle di Sömmering (Gazella soemmeringi), che hanno trovato il modo di sopravvivere ad un clima ostile. All’oscuro della storia geologica delle isole, l’interpretazione popolare è che le gazzelle siano state importate dagli italiani, idea contraddetta dallo stesso Rüppel, lo zoologo tedesco che scoprì scientificamente
 
   
questa gazzella durante un viaggio all’inizio del XIX secolo. Infatti, pur non essendo andato a Dahlak Kebir, informava che la specie era presente su quell’isola, decenni prima dell’arrivo degli italiani. Non si può escludere che le gazzelle siano state importate dall’uomo in un periodo precedente, ma le caratteristiche peculiari di questa popolazione fanno credere il contrario. Sono infatti gazzelle piuttosto diverse da quelle del continente, in particolare per le ridotte dimensioni. Questo nanismo insulare è un fenomeno molto frequente nei grandi mammiferi, forse come conseguenza evolutiva dell’assenza di predatori, ma è un fenomeno che
 
 
   
 
richiede probabilmente un periodo piuttosto lungo per realizzarsi. La spiegazione più probabile della presenza delle gazzelle è che siano arrivate sulla isole coi loro “piedi”, quando alla fine dell’ultima glaciazione le pianure di Dahlak Kebir erano unite a quelle della attuale costa eritrea per il ritiro del mare. Sono sopravvissute solo su Dahlak Kebir perché probabilmente solo un’isola così estesa è riuscita a mantenere una popolazione sufficientemente grande da proteggerle dalle fluttuazioni dovute al prevedibile sfruttamento umano durante i millenni passati e dall’imprevedibile diffondersi di epidemie. In tempi più recenti la loro sorte è stata, ed è,
 
   
favorita anche dalla benevolenza delle popolazioni locali che non le uccidono, aderendo alla credenza che Dio mandi la pioggia non per l’uomo, ma per gli animali selvatici, che quindi vanno protetti per non irritare chi potrebbe per anni chiudere il rubinetto del cielo. Attualmente quindi le gazzelle di Dahlak Kebir non corrono gravi pericoli, ma è importante pensare ad una protezione a lungo termine anche considerando che si tratta di una popolazione così differenziata da poter essere considerata una sottospecie a sé stante, se non addirittura una specie vera e propria, come ipotizzato da Jonathan Kingdon, epserto di mammiferi africani.
 
 


Dahlak GLI UCCELLI

 
Sono pochi i nomi eritrei che si riferiscono agli uccelli, sintomo che in Eritrea gli uomini non li degnano di uno sguardo, neanche di quello assassino. Infatti se si esclude la raccolta di un po’ di uova e di pulcini di alcune specie coloniali, gli uccelli delle Dahlak possono condurre la loro esistenza quasi indisturbati dall’uomo. La mancanza di sviluppo moderno delle isole ha inoltre salvato le Dahlak dai quei disastri ecologici che hanno invece afflitto altri arcipelaghi. Non vi sono uccelli endemici delle Dahlak, vista la loro recente origine, ma le isole sono una zona di nidificazione di importanza mondiale per molte specie come la sula bruna (Sula
 
   
leucogaster), il falco unicolore (Falco concolor), il gabbiano occhibianchi (Larus leucophtalmus) e la droma (Dromas ardeola). Alcune specie si riproducono durante l’inverno, quando le sporadiche piogge ricoprono le isole di un manto verde, e insetti e semi diventano abbondanti. Altre specie, come i numerosissimi falchi pescatori (Pandion haliaetus), preferiscono la stagione invernale, forse solo per poter lasciare i pulcini da soli durante le battute di pesca senza correre il rischio di ritrovarli rinsecchiti dal sole. Molti uccelli marini come sterne, sule e i gabbiani occhibianchi, preferiscono invece la torrida stagione
 
 
   
 
estiva, che coincide però con una abbondanza di pesci della giusta dimensione per nutrire i propri pulcini. Pure d’estate nidificano le droma, insoliti uccelli che hanno eletto le isole dell’Eritrea quale loro zona riproduttiva più importante al mondo. Sono begli uccelli di ripa che si nutrono di granchi e che nidificano in colonie in lunghe gallerie che scavano nella sabbia per proteggere l’uovo e il pulcino dal caldo eccessivo e dagli uccelli predatori. Le Dahlak si trovano su una importante rotta migratoria e sono migliaia gli uccelli che vi sostano per rifocillarsi. In particolare, le estese aree fangose o sabbiose esposte durante le basse maree pullulano di limicoli in
 
   
corrispondenza delle migrazioni da e per l’Europa e l’Asia. Molti inoltre vi svernano perché l’alta temperatura invernale permette l’attività continua delle prede di cui si nutrono. L’interno delle isole invece è importante per la sosta di molte specie non legate agli ambienti umidi; queste però non sempre trovano l’acqua dolce di cui abbisognano per abbeverarsi, soprattutto in autunno, quando le isole non vedono pioggia da sei mesi e quindi vi sostano solo il tempo necessario per riprendersi dalle fatiche del viaggio. Un serio e approfondito studio sulla rotta migratoria che passa per le Dahlak non è ancora stato fatto, ma è certo che qualcuno considera le isole
 
 
   
importanti per la migrazione e ne trae le dovute conseguenze. Sono le centinaia, forse migliaia di falchi unicolori che verso marzo giungono alle Dahlak dalle zone di svernamento in Madagascar e in Mozambico per tirar su famiglia a spese degli esausti migratori che cercano riposo sulle isole.
 



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